di L. Anderson 2016 – 75 min.
Dall’inizio alla fine mi ha guidato lo spirito di David Foster Wallace, . Così Laurie Anderson sul proprio “film saggio”; la visione di una donna sopravvissuta a tante scomparse: quella della madre, degli amici (Gordon Matta-Clark), della cagnolina Lolabelle, del marito (Lou Reed) e di una certa idea d’America, che dopo gli attentati del 2001 si è scoperta fragile, insicura. Una lunga narrazione in cui provare a dare conto a tutti quegli incontri che hanno trasformato un’esistenza in quella che è. Visivamente il film procede tra animazione, home movies dell’artista da bambina, immagini sperimentali e grafica in movimento; un andamento onirico-allucinatorio che ricorda il bardo della filosofia buddista (a cui la regista è legata), lo stadio intermedio tra morte e rinascita, uno stato in cui la coscienza acquisisce un corpo mentale simile a quello del sogno e ha il potere di raggiungere qualsiasi luogo, e qualsiasi momento senza alcun ostacolo. Heart of a Dog si chiude sulle immagini e sui versi di Lou Reed, a cui il film è dedicato.
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